domenica 25 maggio 2008

Chi sta ostacolando da un decennio la ricostituzione di una zona umida a Coltano?


La proposta di creare una zona umida a Coltano, con un progetto più volte presentato e riadattato, è in discussione ormai da molti anni. Se l’intervento fosse approvato e realizzato, si tornerebbe, almeno in parte, al paesaggio che i Granduchi di Toscana osservavano dall’alto della loro villa. L’area prescelta, una cinquantina di ettari, si trova in una zona che, per la naturale giacitura e la bassa quota altimetrica, sarebbe naturalmente sommersa, almeno nel periodo invernale, se le idrovore non pompassero via le acque nei canali di scolo.
Si tratta dunque di lasciare che l’acqua caduta dal cielo inondi i terreni, senza fare grandi opere idrauliche, ma solo costruendo opportune arginature e idonei sistemi di controllo del livello dell’acqua. Idealmente tale progetto si ricollega a quello degli anni 70 dell’architetto Cervellati che pensò di riallagare l’intera area di Coltano restituendolo all’antica fisionomia. In questo caso, invece, la zona umida sarebbe molto più piccola, e le idrovore continuerebbero in gran parte a fare il loro quotidiano lavoro. Ci si troverebbero bene, ovviamente, gli uccelli acquatici, migratori e stanziali, la flora idrofila e tutto l’ambiente delle zone umide che così tanto soffre in questi tristi tempi di cementificazione selvaggia, in cui si tenta di spacciare per sviluppo economico la sistematica e deliberata distruzione capillare dell’ambiente naturale, l’unico che abbiamo, quello che ha reso la Toscana famosa nel mondo. Ricordiamo che gli ambienti umidi sono tutelati a livello internazionale dalla Convenzione di Ramsar, proprio perché sono rari, la loro estensione diminuisce continuamente, e sono un’importante serbatoio di biodiversità ed ecosistemi. L’attuazione del ri-allagamento porterebbe un notevole risparmio di energia per la comunità, perchè i terreni sarebbero naturalmente allagati, senza la continua azione di pompe che prelevano l’acqua nella zona bonificata. La piccola zona umida creata contribuirebbe alla vocazione agri-turistica di Coltano, richiamando quei turisti e villeggianti, per fortuna sempre più numerosi, attratti dalle bellezze naturalistiche del territorio. Si tratta di un’imprenditorialità “dolce”, che non sfrutta il territorio, ma lo difende e lo valorizza.

In tutti questi anni il progetto è stato oggetto di valutazione e di verifica da parte di tutti gli enti territoriali interessati, dalla Regione alla Provincia, dal Comune (Pisa) al Parco (San Rossore Migliarino Massaciuccoli), dall’ENEL all’ATC 14 (Ambito Territoriale di Caccia); ci sono state le cosiddette “conferenze dei servizi”, tavoli di confronto e discussione di tutti questi enti, prese di posizione e verifiche, incarichi di progetti idraulici e di relazioni naturalistiche, ma tutto è rimasto fino ad ora bloccato. Non è stato possibile avere dall’amministrazione pubblica una risposta, positiva o negativa che sia. Tutte le consulenze, però, sono state pagate, con fondi pubblici.

A questo punto c’è da chiedersi veramente se in questo paese sia possibile qualcosa di diverso dalla speculazione edilizia e, oggi, anche portuale. Tuttavia gli esempi virtuosi in questo senso non mancano, anche vicinissimi a noi: a Fucecchio ad esempio, nel Padule, sono state create nuove zone umide, ampliando un’offerta di turismo naturalistico già notevole e creando nuove possibilità di occupazione sul territorio. L’attività agricola e quella venatoria, che tanto incidono sulla qualità del territorio, sono, nella nostra Provincia, sempre più rispettose dell’ambiente e sensibili a iniziative come quelle del progetto di Coltano. Il lavoro dei volontari delle associazioni ambientaliste è sempre più incisivo e diffuso sul territorio. Non è un caso che stiamo assistendo al ritorno di uccelli, come le cicogne, che non frequentavano più le nostre zone da decenni.

Allora chiediamo alle autorità competenti che decidano finalmente su questo progetto, che potrebbe rappresentare per la città e la sua campagna una inversione di tendenza, anche a Pisa, dopo anni di indiscriminate bonifiche, verso un uso più razionale del territorio, nel rispetto delle caratteristiche ambientali e naturalistiche vocazionali. O nasce ora (entro l’estate) o muore definitivamente.

Pietro Carrozza, rappresentante delle associazioni ambientaliste nell'Ambito Territoriale di Caccia 14, Provincia di Pisa.

Comunicato stampa del Circolo Legambiente Pisa, della sezione Lipu di Pisa e della sezione del WWF di Pisa.

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