martedì 27 novembre 2007

Pernici rosse e starne


Le foto sono state pubblicate su Flickr con licenza Creative Commons, il nome degli autori è riportato nel nome dell'immagine.

I nostri rappresentanti negli Ambiti Territoriali di caccia della Provincia di Pisa ci hanno fornito dati parziali sulle immissioni di starne e pernici rosse negli ultimi 7 anni. Almeno 8000 soggetti sono stati “lanciati” nel territorio provinciale. E poi ci sono le immissioni autorizzate da parte delle aziende venatorie e ancora quelle illegali da parte di molti soggetti. Per farne che cosa? Dobbiamo ancora capire quanti di questi poveri polli finiscono nei carnieri dei cacciatori, ma senz’altro una piccola percentuale. Sono infatti animali inadatti a superare le insidie della vita selvatica e potenziali vettori di malattie infettive, dando per scontato che le differenze genetiche dei soggetti reintrodotti non stiano minacciando nessuna popolazione autoctona, ma pur sempre virtualmente sono clandestini, visto che per la pernice rossa non vengono mai rilasciati soggetti di Aleatoris rufa, la popolazione autoctona italiana, ma quasi sempre incroci con chukar, la pernice rossa dell’Europa orientale e dell’Asia, e secondo la legge che tutela la fauna selvatica in Italia sarebbe illegale introdurre animali non tipici. Sottigliezze, nonostante proprio a Pisa abbiamo le competenze scientifiche per tentare la reintroduzione di animali importantissimi per il nostro ambiente agricolo.
Al Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa c'e' il gruppo del prof. Fernando Dini e dei suoi collaboratori che ha fatto ricerche genetiche sulle popolazioni dei galliformi nell'area mediterranea, in collaborazione con il Centro Faunistico Sperimentale di Bieri (Garfagnana) del Corpo Forestale dello Stato. Il Dipartimento di produzione Animale della Facoltà di veterinaria ha curato la reintroduzione della starna nel grossetano.
Esistono validi soggetti, come Faunalia, con competenze dedicate alla gestione faunistica. E non ultima una parte del mondo venatorio è disponibile a progetti seri di reintroduzione di galliformi, ne è una dimostrazione un progetto curato nel Comune di San Giuliano Terme dalla dott.ssa Elena Fantoni con il dott. biologo Roberto Turini, avente sempre il Centro di Bieri come punto di riferimento.
Persino il dott. Roberto Mazzoni, dalle cui posizioni troppo morbide nei confronti del mondo venatorio abbiamo spesso preso le distanze, ha avuto il merito di aver introdotto sul territorio alcuni argomenti che hanno lasciato qualche traccia positiva: alcune delle aziende venatorie che hanno aderito al Protocollo di qualità forse sono meritevoli di essere prese in considerazione, con un adeguato e serio controllo, per essere sede di progetti sperimentali di reintroduzione. Ed inoltre ricordiamo un progetto, che abbiamo seguito con attenzione, a Chianni, per l’istituzione di un divieto di caccia in un’area in cui si svolgono attività turistiche e agricole di grande valore. La Provincia di Pisa ha superficialmente bocciato la richiesta, ma forse sarebbe stato un bel sogno se avesse colto l’opportunità di creare un’area di buone pratiche.

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