
Chi ha deciso di metter mano a Piazza Belfiore si è assunto una bella responsabilità, P.za Belfiore è la piazza più cara ai pontederesi, la più frequentata, la più “vissuta”. Nel dopoguerra era piena di vita, vi si affacciava la “casa del popolo”, sedi di circoli, e partiti, l’Inam, il cinema Aurora, un po’ più in là, il cinema Massimo ed un altro cinema all’aperto. Nonostante la chiusura dei cinema, la sopraelevazione (a norma antisismica?) del palazzo della Croce rossa ed altri discutibili interventi architettonici ricordati dall’arch Marsili, la piazza, sopperendo ad una penuria di spazi verdi in città, ha continuato ad ospitare, a qualsiasi ora e in tutte le stagioni, giochi di bambini, mamme con le carrozzine coppiette, anziani, al riparo dei cedri maestosi e dei pini.
La piazza necessitava è vero di una risistemazione (barriere architettoniche, estensione dell’area pedonale, messa in sicurezza degli incroci delle piste ciclabili...) e si è meritoriamente provveduto, ma si è voluto fare di più, trasformare la piazza in un “museo all’aperto”, lasciando sì Andrea, ma facendo fuori una parte dei monumenti della piazza: gli alberi. A differenza di altri interventi di abbellimento questo ci sembra non riuscito, la piazza appare spoglia, fredda, inospitale, con panchine deserte che ricordano, come ha commentato qualcuno, sepolcri.
Facciamo questi rilievi critici, non per spirito polemico, ma propositivo:
· Si sono tagliati disinvoltamente 24 alberi come fossero oggetti molesti. Un albero di 50 anni è un monumento e come tale va trattato e ripettato. La piazza, (come del resto via Veneto, la stazione...) senza gli alberi risulta vuota, senza contare che ogni pino tempera il clima delle strade ed è un filtro naturale in grado di assorbire piombo e micropolveri presenti nell’aria, un pino offre una superficie di 15 mq del tronco e 150 della chioma.
La prima proposta è che si adotti un regolamento comunale per l’autorizzazione al taglio degli alberi importanti e per la tutela delle essenze arboree protette, la sostituzione graduale delle piante ammalorate, con norme sulla manutenzione e la potatura (vedi il triste panorama di via R.Piaggio).
· L’intervento è un esempio, in piccolo, di un modo vecchio di fare urbanistica e di progettare affidandosi all’ispirazione di un sindaco e alla creatività di un architetto. La città è dei suoi abitanti: la seconda proposta è quindi che si passi ad un’“urbanistica partecipata”, una metodologia di lavoro in cui i soggetti sociali sono coinvolti attivamente nella progettazione, i cittadini, tutti i residenti, dal bambino al pensionato, sono chiamati a pensare gli spazi della città e del vivere comune. E questo a cominciare dal piano di recupero del palazzo dell’ex Croce rossa in p.za Belfiore (e dell’area collegata ex IPSIA) un’occasione per riportare allo stato originario un palazzo di pregio architettonico e un’occasione per dare nuovi spazi verdi al centro storico.
Circolo Legambiente Valdera
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