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«Creare posti di lavoro,ma a quale prezzo?»
RIMANGONO ancora forti dubbi sulla costruzione nella zona industriale di Cascine di Buti di una centrale a biomasse. Recente è la notizia che il comune di Buti avrebbe preso accordi sulla realizzazione di una struttura che dovrebbe bruciare meccanicamente alberi malati provenienti dal Monte Pisano. Le posizioni prevalenti sono di netta perplessità non solo sul progetto, ma anche sulla mancata informazione relativa agli intenti del comune. Anche ilpartito di Rifondazione Comunista di Buti (per bocca dei due circoli) ha espresso la sua posizione,che nonè di netta contrarietà alla struttura, ma che è critica nei confronti della sua localizzazione.
Vicino al luogo in cui sorgerà l’impianto ci sono, infatti, varie strutture pubbliche come l’asilo nido, la scuola dell’infanzia, il campo sportivo e la zona industriale». Il Prc di Buti propone, quindi, di
ampliare le valutazioni sulla localizzazione del progetto ad un livellocomprensiorale,se non provinciale. Preoccupa l’impatto ambientale della struttura soprattutto per l’inquinamento atmosferico, acustico, delle falde acquifere causato dalla futura attività 24 ore su 24 della centrale
Domenica 1 Marzo 2009
www.lanazione.it
cronaca.pontedera@lanazione.net
L'intervento di Legambiente
Circolo Legambiente Valdera
IL CASO : NUOVE REAZIONI SULLA CENTRALE A BIOMASSA DI CASCINE
«Creare posti di lavoro,ma a quale prezzo?»
RIMANGONO ancora forti dubbi sulla costruzione nella zona industriale di Cascine di Buti di una centrale a biomasse. Recente è la notizia che il comune di Buti avrebbe preso accordi sulla realizzazione di una struttura che dovrebbe bruciare meccanicamente alberi malati provenienti dal Monte Pisano. Le posizioni prevalenti sono di netta perplessità non solo sul progetto, ma anche sulla mancata informazione relativa agli intenti del comune. Anche ilpartito di Rifondazione Comunista di Buti (per bocca dei due circoli) ha espresso la sua posizione,che nonè di netta contrarietà alla struttura, ma che è critica nei confronti della sua localizzazione.
Vicino al luogo in cui sorgerà l’impianto ci sono, infatti, varie strutture pubbliche come l’asilo nido, la scuola dell’infanzia, il campo sportivo e la zona industriale». Il Prc di Buti propone, quindi, di
ampliare le valutazioni sulla localizzazione del progetto ad un livellocomprensiorale,se non provinciale. Preoccupa l’impatto ambientale della struttura soprattutto per l’inquinamento atmosferico, acustico, delle falde acquifere causato dalla futura attività 24 ore su 24 della centrale
Domenica 1 Marzo 2009
www.lanazione.it
cronaca.pontedera@lanazione.net
L'intervento di Legambiente
In generale il mondo ambientalista guarda con favore alle centrali a biomasse, di solito preferibili all’utilizzo di petrolio o fonti non rinnovabili, anche per la possibilità di utilizzare materiali (scarti di lavorazione agricola, potature, scarti di giardinaggio, frazione organica dei rifiuti da raccolta differenziata, in base anche al tipo di tecnologia utilizzata dalla centrale) che di solito non sono smaltiti adeguatamente e talvolta finiscono in discarica o inceneritore.
L’impatto delle centrali a biomasse dipende però in maniera DETERMINANTE dalle loro dimensioni, in pratica dalla potenza in fase di esercizio, avendo effetti non solo sul funzionamento della centrale ma anche sull’approvvigionamento di combustibile. Troppe centrali (se non sbaglio una è prevista anche a Castelfranco, pochi km in linea d’aria) o centrali troppo grandi possono indurre un eccessivo sfruttamento dei boschi, tagli sconsiderati e diffusi, insieme all’utilizzo più o meno appropriato di scarti di lavorazione (di industrie del legno, alimentari o agricole) e rifiuti, se il combustibile reperibile non è sufficiente. Più è eterogeneo il materiale che si utilizza, più c’è il rischio di emissioni dannose, anche se volendo (ma questo aumenta i costi) i fumi si possono monitorare anche in continuo.
Un altro effetto può essere quello di richiedere eccessive estensioni di monoculture dedicate, favorendo un tipo di agricoltura a forte impatto ambientale.
Ma un altro rischio è poi che la centrale sia una cattedrale nel deserto, venga costruita e poi non funzioni per mancanza di combustibile, o addirittura venga poi riconvertita in impianto di trattamento di rifiuti. In Europa ci sono molti casi di centrali non attivate, talvolta se gli enti locali hanno partecipato finanziariamente ci sono stati anche danni economici gravi alle comunità.
LE CENTRALI A BIOMASSE DOVREBBERO ESSERE LOCALIZZATE A SEGUITO DI UN’ATTENTA PROGRAMMAZIONE, invece circolano per i comuni dei veri e propri “piazzisti di centrali” che promettono grandi vantaggi, un po’ come per le antenne dei telefonini e talvolta per le pale eoliche, in ragione dei finanziamenti pubblici in circolazione.
Se superano 1 MW c’è da preoccuparsi, ma possiamo subito segnalare la cosa alla Regione che nel Piano Energetico Regionale prevede questo valore come limite massimo. Sarebbe poi utile che il comune si rivolgesse agli esperti dell’Università di Pisa, dove è collocato un centro studi sulle biomasse (il CRIBE) all’avanguardia in Europa, con cui abbiamo contatti affidabili e che potremmo chiedere faccia da valutatore e garante del progetto.
Per quanto riguarda la localizzazione, sempre se le dimensioni sono accettabili, una zona industriale è appropriata, perché sopporta meglio il transito di mezzi, lo stoccaggio di materiali e l’utilizzo senza sprechi dell’energia prodotta. La vicinanza con Bosco Tanali potrebbe non essere un problema, nell’Area Protetta non sono ammessi tagli del bosco.
L’impatto delle centrali a biomasse dipende però in maniera DETERMINANTE dalle loro dimensioni, in pratica dalla potenza in fase di esercizio, avendo effetti non solo sul funzionamento della centrale ma anche sull’approvvigionamento di combustibile. Troppe centrali (se non sbaglio una è prevista anche a Castelfranco, pochi km in linea d’aria) o centrali troppo grandi possono indurre un eccessivo sfruttamento dei boschi, tagli sconsiderati e diffusi, insieme all’utilizzo più o meno appropriato di scarti di lavorazione (di industrie del legno, alimentari o agricole) e rifiuti, se il combustibile reperibile non è sufficiente. Più è eterogeneo il materiale che si utilizza, più c’è il rischio di emissioni dannose, anche se volendo (ma questo aumenta i costi) i fumi si possono monitorare anche in continuo.
Un altro effetto può essere quello di richiedere eccessive estensioni di monoculture dedicate, favorendo un tipo di agricoltura a forte impatto ambientale.
Ma un altro rischio è poi che la centrale sia una cattedrale nel deserto, venga costruita e poi non funzioni per mancanza di combustibile, o addirittura venga poi riconvertita in impianto di trattamento di rifiuti. In Europa ci sono molti casi di centrali non attivate, talvolta se gli enti locali hanno partecipato finanziariamente ci sono stati anche danni economici gravi alle comunità.
LE CENTRALI A BIOMASSE DOVREBBERO ESSERE LOCALIZZATE A SEGUITO DI UN’ATTENTA PROGRAMMAZIONE, invece circolano per i comuni dei veri e propri “piazzisti di centrali” che promettono grandi vantaggi, un po’ come per le antenne dei telefonini e talvolta per le pale eoliche, in ragione dei finanziamenti pubblici in circolazione.
Se superano 1 MW c’è da preoccuparsi, ma possiamo subito segnalare la cosa alla Regione che nel Piano Energetico Regionale prevede questo valore come limite massimo. Sarebbe poi utile che il comune si rivolgesse agli esperti dell’Università di Pisa, dove è collocato un centro studi sulle biomasse (il CRIBE) all’avanguardia in Europa, con cui abbiamo contatti affidabili e che potremmo chiedere faccia da valutatore e garante del progetto.
Per quanto riguarda la localizzazione, sempre se le dimensioni sono accettabili, una zona industriale è appropriata, perché sopporta meglio il transito di mezzi, lo stoccaggio di materiali e l’utilizzo senza sprechi dell’energia prodotta. La vicinanza con Bosco Tanali potrebbe non essere un problema, nell’Area Protetta non sono ammessi tagli del bosco.
Circolo Legambiente Valdera
1 commento:
La tecnologia di smaltimento al plasma non vi piace.
Nonostante non rilasci inquinanti in atmosfera,non produca CO2, abbia come sottoprodotti materiali riciclabili al 100% e liberi dalla schiavitù delle discariche.
Il reattore al plasma usato per trattare biomasse produce energia
pulita e in quantità.
Neanche questo vi piace.
Il gruppo di investimento che voleva costruirlo a Lucca A SPESE PROPRIE è stato talmente osteggiato dai gruppi guidati da quel pirla di Connett che gli investimenti sono stati ritirati e si sono persi 200 nuovi posti di lavoro.
Regalati alla Repubblica Ceca e alla Spagna.
Perdendo anche l'opportunità di sfruttare il ciclo del recupero della CO2 con i bioreattori ad alghe. Un vero delitto!
In compenso la Toscana ha messo in cantiere di sputtanarsi 280 milioni di euro per sostituire due vecchi inceneritori (Rufina e Case Passerini) con cosa?
Con due altri inceneritori.
E con la prospettiva di un ulteriore aumento del 5% della TARSU.Oltre al danno pure i calci sui denti. E manco l'ombra di nuove assunzioni.
Alla faccia della difesa dell'ambiente e del recupero energetico !
Forse era meglio almeno ascoltarli quei "piazzisti" che, in ogni caso, penso siano sicuramente più acculturati del conferenziere Paul Connett.
Si sarebbe evitato di ottenere questi risultati.
Non ho parole.
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